Gillo Dorfles, Paestum e la Torre 28 [INTERVISTA]
A due anni dalla sua scomparsa una mostra omaggia – fino a novembre – l’artista e critico d’arte triestino e il suo sodalizio ventennale con il territorio pestano e la sua comunità.
di Rita Felerico
Si è inaugurata lo scorso 17 settembre nella Torre 28 della cinta muraria di Paestum una mostra dedicata – a due anni dalla scomparsa – al famoso critico d’arte triestino Gillo Dorfles, fortemente legato a questo territorio ricco di storia e di memoria, tanto da viverlo e considerarlo come suo luogo di elezione. “Gillo Dorfles. La sua Paestum” è il titolo di questo percorso di conoscenza visivo ed emozionale curato da Nuvola Lista e Antonello Tolve, in collaborazione con il MMMAC | Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea, il Parco Archeologico di Paestum e Velia, con il sostegno economico della Regione Campania e il patrocinio del Comune di Capaccio Paestum.
Più di cento opere fra materiali minimi, ceramiche, gioielli, pitture, serigrafie realizzate durante i soggiorni paestani di Angelo Eugenio (questo il nome all’anagrafe di Gillo), un patrimonio oggi “mostrato in tutta la sua coerenza e evoluzione”, avvisa Antonello Tolve, da alcuni lavori degli anni ’40 ai più recenti, fino ad un video inedito in cui, in un’atmosfera intima, il maestro è ripreso mentre dipinge.
Il parco archeologico di Paestum e Velia ha già ospitato opere e installazioni di artisti contemporanei come l’opera “Tempi Prospettici” di Carlo Alfano nel museo o “Il Cavallo di sabbia” di Mimmo Paladino nell’area archeologica. “Quando mi è stata proposta una mostra su Gillo Dorfles sono rimasto entusiasta – dichiara il direttore del Parco, Zuchtriegel. – L’intenso rapporto che Gillo aveva con il sito di Paestum lo pone tra i protagonisti del Novecento che hanno dato nuovo impulso alla conoscenza, alla fama e alla centralità del sito magno-greco. La mostra vuol far inoltre emergere la connessione tra archeologia e contemporaneità in un sito che continua a fornire stimoli e a restituire nuove scoperte e che è in continuo divenire, anche grazie al coinvolgimento di più realtà del territorio come il MMMAC”.
Ricorda Nuvola Lista nel testo introduttivo al catalogo: “Il lavoro lo vedeva partecipe alle inaugurazioni delle mostre da lui curate, da Mimmo Paladino a Lucio Del Pezzo, da Arnaldo Pomodoro a Carol Rama” e per saperne di più abbiamo incontrato e intervistato proprio lei, Nuvola.
Qual è stata l’emozione più forte che ti ha accompagnata mentre allestivi la mostra?
Vedere l’ingresso delle opere nella Torre, un luogo intriso di ricordi riguardanti Gillo, che lo ha visto curatore di mostre come quelle di Lucio Del Pezzo, Guido Crepax e Marco Lodola. Allestire questo spazio, da lui vissuto e tanto amato, con i suoi lavori è stato come rendergli omaggio nel migliore dei modi.
Vuoi raccontarci brevemente due episodi significativi che possano aiutare a comprendere meglio la personalità di Gillo, magari uno relativo al suo particolare legame con Paestum e l’altro invece al rapporto che aveva instaurato con te?
Come ormai in molti sanno Gillo Dorfles raggiungeva Paestum durante le vacanze estive e, oltre alla collaborazione con il Museo dei Materiali Minimi (MMMAC), aveva l’abitudine di concedersi lunghe passeggiate nell’area archeologica dove si fermava all’ora del tramonto ai tavolini di un bar. Osservava tutto con estremo stupore e meraviglia nonostante ormai conoscesse bene la zona. Fu particolarmente felice un anno di trovare uno dei Templi in fase di restauro e fece di tutto per ottenere l’autorizzazione a salire sull’impalcatura durante i lavori. Quello che lo caratterizzava era un’incessante curiosità.
Un episodio riguardante il rapporto che aveva instaurato con me? Basta dire che è stato il mio testimone di nozze.
Secondo Nuvola, qual è per Dorfles il messaggio più importante da tramandare ai giovani artisti? E quello da lasciare a chi vede l’arte come linguaggio di cultura dal quale attingere per vivere o sopravvivere ?
Più che altro il messaggio da tramandare ai critici che osservano i giovani artisti ovvero quello di essere estremamente sinceri.
Di conseguenza rispondo anche alla seconda domanda, se si hanno riscontri positivi, è possibile (almeno dovrebbe) vivere bene (o sopravvivere naturalmente) di arte e cultura.
Una mostra complessa, articolata, che abbraccia più livelli di espressività così come era Gillo, poliedrico, curioso a 360 gradi. Da curatrice, quale relazione si è rivelata più intrigante, quella con gli oggetti, con le opere pittoriche e di grafica, con le ceramiche…
La relazione più intrigante e sicuramente significativa è quella con i “materiali minimi”. La teoria di Dorfles che li definisce “le uniche germinali intuizioni da cui può prendere l’avvio l’opera autentica” è diventato il manifesto più raffinato del MMMAC, che si occupa prevalentemente proprio della raccolta di bozzetti, schizzi e appunti di artisti contemporanei. In mostra ce ne sono oltre cinquanta, dagli anni ’40 fino a quelli più recenti del 2005 e sono tutti davvero molto interessanti. Riflettono l’essenza di Gillo, senza dubbio.
Se dovessi riprogettare la mostra, cosa elimineresti, cosa aggiungeresti?
Non eliminerei nulla, forse aggiungerei degli incontri didattici tra Antonello Tolve, con il quale ho curato la mostra, critico d’arte stimato fortemente da Gillo e grande esperto dell’opera completa di Gillo Dorfles. Sarebbe stato interessante dato che tanti studenti universitari studiano sui suoi libri e alcuni sono venuti subito a visitare la mostra. Ci sarebbe stato modo di assistere ad un dibattito tra le opere dal vivo e questo avrebbe visto la partecipazione di molti ma con l’emergenza sanitaria in corso non è stato possibile.
Un consiglio da dare ai visitatori.
Sostare, prendersi il tempo, entrare man mano nel mondo di Gillo Dorfles. L’allestimento su più livelli lo consente, è quasi un’ascesa: si passa gradualmente dalla ceramica, alla pittura, ai gioielli, alla grafica fino ai “materiali minimi” ai quali abbiamo riservato la sala più prestigiosa, dalla quale si può osservare un panorama nuovo e osservare la maestosa cinta muraria dall’alto o scorgere il mare in lontananza alle spalle del Tempio di Nettuno. Una sorta di percorso a ritroso fino alle origini di ogni sua opera d’arte.
durata mostra | 17 settembre 2020 / 17 novembre 2020
orari d’apertura | tutti i giorni, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15 alle 18:00
ingresso incluso nel biglietto del Parco Archeologico di Paestum e Velia, nell’abbonamento Paestum & Velia e nella card Adotta un Blocco.
Catalogo Edizioni MMMAC |
con testi di Maria Cristina Di Geronimo, Nuvola Lista, Antonello Tolve, Gabriel Zuchtriegel e una antologia di scritti di Gillo Dorfles pubblicati per le mostre del museo (176 pagine a colori, euro 28,00 )