Il mondo salvato “ad arte” dai bambini [LIBRI]
L’esperienza decennale del progetto didattico-laboratoriale per lo studio dell’arte contemporanea ideato da Luigi Filadoro e rivolto agli studenti, diventa un libro per divulgare e far appassionare.
di Rita Felerico
Edito da Il mondo di Suk, ha da poco visto la luce un interessante volume che raccoglie l’esperienza ormai decennale di un progetto didattico-laboratoriale per lo studio dell’arte contemporanea ideato da Luigi Filadoro, poliedrico artista, fondatore e presidente dell’Associazione Culturale étant donnés.
Bambini e Musei, cittadini a regola d’Arte è il titolo del libro-catalogo che si avvale dei contributi dei protagonisti e sostenitori di questa iniziativa, che vede la scuola – in particolare gli alunni delle primarie – e il mondo dell’arte uniti per realizzare e diffondere un diverso approccio di sperimentazione didattica, per la conoscenza dell’arte, soprattutto contemporanea.
Tutti gli interventi contenuti nel volume, inquadrano in una dimensione scientifica e pedagogica il lavoro di laboratorio, con approfondimenti su vari aspetti:
– quello del valore pedagogico della biografia e dell’autobiografia (vedi Marco Dallari a proposito di Joseph Beuys, sul quale si sono realizzate due mostre, una al Museo Archeologico nel 2017 e l’altra alla Certosa di San Martino con la collaborazione del servizio educativo di Castel Sant’Elmo nel 2019);
– quello del significato di comunità, ovvero dei progetti in relazione ai territori di riferimento e all’inclusione che hanno effettivamente messo in opera (Francesca Marone, Luigi Caramiello, Loredana Troise, Raffaella Monia Calia);ù
– quello della vivacità di contenuti e sulle possibilità trasversali ed educative che il museo può offrire (Anna Maria Romano, Gennaro D’Antò, Viola De Vivo, Alessandra De Luca, Laura Valente);
– le testimonianze di addetti ai lavori sull’efficacia che l’arte e il patrimonio hanno nel mondo della scuola e quanto possono arricchire il curricolo dei bambini e degli allievi in generale (Annamaria Palmieri e Lucia Fortini, Chiara Lucia Schiavo, Stefania Montesano, Rosa Seccia, Adriana Compagnone, Maria Filippone, Rosa Pannone, Mariarosaria Stanziano);
– le testimonianze degli operatori del mondo della cultura, come esempio di come la creatività e le abilità possono essere applicate a precisi contesti professionali anche se provenienti dal mondo della scuola e dai bambini (Donatella Gallone, Gian Livio Fasciano)
«Le varie situazioni laboratoriali messe in pratica – precisa l’artista – avevano un obiettivo comune, dimostrare come si potesse portare l’arte fuori dalla scuola, ovvero dalle materie scolastiche canoniche, per renderla materia viva, una visione del mondo che segue il percorso formativo degli alunni, un movimento di conoscenza “in movimento”, che procede – per approfondirlo – sempre accanto alla nozione e all’istruzione». L’arte quindi che pone la sua polisemia come valore aggiunto alla comprensione dei vari linguaggi e dialoghi di conoscenza, all’ascolto dell’Altro.
«Alla fine di ogni anno di attività, la verifica mostra non solo il livello di alfabetizzazione del linguaggio artistico dei bambini – continua Luigi – ma le possibilità espressive della loro creatività; è un format riproducibile anche in altre realtà formative e le testimonianze raccolte nel volume sottolineano il valore metodologico del progetto»
Perché interessarsi a questo progetto, a questo volume? Se dobbiamo guardare ad un post Covid, dovremmo porre attenzione a questo creare “insieme” di generazioni diverse, a questo considerare le opere d’arte non come patrimonio “immobile” racchiuso fra le mura di un museo, dato solo alla visione e basta.
Come aveva sostenuto Pasolini, il rifiuto di ogni forma di musealizzazione, ossia di ogni forma strutturata da un potere economico e politico, prevede il “museo” come un paradigma significante della comunità cui appartiene, come patrimonio da decifrare. Gli “oggetti, le opere” nei musei sono e divengono oggetti della memoria, dei luoghi, dei protagonisti dei luoghi; si snoda un rapporto con il tempo, la memoria, lo svolgimento della storia, che trasgredisce, destruttura e ristruttura la relazione stessa con il tempo, con la realtà, facendo però sentire protagonisti e non semplici osservatori coloro che fanno e sperimentano. Una chiave per stimolare ed educare alla responsabilità delle proprie azioni, a prevederne gli effetti, educare a quel senso di “cittadinanza”, a quel senso delle relazioni “umane” che ci ha quasi abbandonato e che è fra i pochi a rendere giusto significato alla vita.
«I bambini, ed anche i giovani studenti, attraverso il ripetersi / diverso di giochi, colori, creano infinite possibilità, ne trovano sempre di nuovi e si intrecciano così i personali racconti, differenti da soggetto e soggetto, ma partecipi poi di un solo prodotto di comunicazione frutto di quella precisa esperienza», conferma l’autore.
E in questo periodo di lockdown, Luigi non si è mai fermato; nel primo, su rete, ha coinvolto gli alunni in un “lavoro di colore” sulle case di Matisse che ha avuto un bel riscontro e partecipazione. Questo secondo momento, un po’ più complesso del primo, lo ha dedicato alla pubblicazione del libro, disponibile anche in versione ebook, sperando di poter suscitare momenti di confronto e scambio di esperienze. Riprendendo ancora Pasolini, in una bellissima poesia tratta dalla raccolta Poesie mondane, dove riflette emotivamente sul messaggio che può rimandare la visione dei ruderi della sua Roma, il poeta scrive: lì ridotto il rudere è senza amore. Uso/ e liturgia, ora profondamente estinti, / vivono nel suo stile – e nel sole – / per chi ne comprenda presenza e poesia/ migliaia di persone, pulcinella/ di una modernità di fuoco, nel sole/ – il cui significato è anch’esso in atto – / si incrociano pullulando scure/sugli accecanti marciapiedi…
Essere pulcinella significa, in questo caso, essere trasgressore dell’immobilismo temporale che impedisce allo sguardo di andare oltre il primo impatto visivo delle cose. Impossessarsi di quello sguardo salvifico e dirompente è un po’ far abbracciare Pasolini e Filadoro, in quel loro gettare semi, con passione dolorosa l’uno, con gioiosa e appassionata dedizione l’altro, sui quali far germogliare cittadini a regola d’Arte.