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La storica rassegna curata da Gianmarco Cesario e dedicata ai corti teatrali, avrà inizio il 15 giugno per dare spazio in quattro serate a 12 messinscene sottoposte al voto di una giovanissima giuria di allievi attori. In ricordo di Gerardo D’Andrea il premio Miglior corto che da quest’anno porterà il suo nome.

di Ileana Bonadies

La locandina dell'edizione 2020+1

La locandina dell’edizione 2020+1

Avrà inizio domani, per proseguire poi fino al 18 giugno, l’edizione 2020+1 de I Corti della Formica, ideata e diretta da Gianmarco Cesario, giunta al suo 15esimo anno di vita.
Ospitata per la prima volta dal Teatro Cortese con sede ai Collimi Aminei (viale del Capricorno 4), la rassegna più longeva del meridione avrebbe dovuto svolgersi lo scorso ottobre se non ci fosse stato il fermo delle attività causa pandemia, da qui la scelta, in questo 2021, di recuperare la precedente edizione e poi in autunno svolgere regolarmente quella dedicata all’anno in corso.
Tre i corti che andranno in scena ogni sera e saranno votati da una giuria composta da allievi di recitazione di alcune tra le principali scuole di teatro di Napoli e provincia che decreteranno i vincitori delle cinque categorie in concorso: Corto, Regia, Attrice, Attore, Testo.
Assegnato attraverso i social, invece, il premio della Giuria popolare frutto di una votazione che si svolgerà sulla pagina Fb della rassegna a suon di like.

Alla vigilia del debutto, abbiamo raggiunto per una intervista il direttore artistico:
Parafrasando una celebre frase: dove eravamo rimasti? Da quale punto fermo riparte la rassegna?
Punto fermo dei Corti della Formica è sicuramente la formula: 12 corti teatrali, tre per serata, giudicati da una giuria di giovanissimi, come avviene ormai da quattro anni. Abbiamo selezionato, com’è nostra abitudine, diverse tipologie di rappresentazioni, dalla comica alla drammatica, dal teatro civile a quello dell’assurdo, nell’intento di offrire una varietà di programma che si presenti il più completa possibile.
I corti teatrali spesso rappresentano un importante laboratorio di studio e sviluppo di idee che poi trovano spazio in spettacoli più ampi. Quanto questa potenzialità è colta dagli artisti per mettersi in gioco e quanto dagli operatori per osservare cosa accade e si muove?
Negli ultimi anni è un fenomeno sempre più presente, ed anche quest’anno almeno il 40% dei corti in gara nascondono, nemmeno così segretamente, questa intenzione.
Quando la rassegna nacque, anni fa, forse non immaginavi sarebbe stata così longeva: c’è un aneddoto o episodio ad esso legata che ti rende particolarmente orgoglioso?
Di certo non lo immaginavo, e devo confessare che cinque anni fa, dopo la decima edizione, avevo deciso di chiudere. Poi, dopo un anno di pausa, il “richiamo del sangue” mi ha fatto ritornare sui miei passi, ed eccoci all’edizione numero 15, pronti già a progettare la numero 16 per il prossimo autunno.
Quali le aspettative e le novità di questa edizione così speciale?
Noi puntiamo sempre e solo a creare attenzione e curiosità. Il materiale è di buona qualità, quindi i presupposti sono buoni. Per la natura della rassegna siamo ben consapevoli di non richiamare le masse (quest’anno, poi, col distanziamento sarebbe impossibile), ma ci piace l’idea che, come già è successo, si crei l’occasione per un confronto sano. Le novità di quest’anno sono fondamentalmente due: la location, il nuovo Teatro Cortese, e il nuovo regolamento del premio della giuria popolare, che sarà assegnato dopo una votazione social grazie alla condivisione su Facebook dei video dei corti finalisti.
Se la rassegna si dovesse legare a un solo nome, questo probabilmente sarebbe quello di Gerardo D’Andrea, che ha sempre dato grande valore e spazio ai corti teatrali nell’ambito del Festival che dirigeva, dimostrando indiscussa lungimiranza e sensibilità. Quale il ricordo lascia? 
Gerardo D’Andrea resterà per sempre, per me e per la rassegna, un grande punto di riferimento. Dal 2010, anno della sua prima su cinque presidenze di giuria, ha sempre seguito con attenzione e passione tutti i corti in gara, creando, nell’ambito del suo Positano Teatro Festival, una serata speciale, da lui battezzata “Il Teatro che verrà”, in cui ospitava tre corti scelti, di anno in anno, a sua discrezione, tra quelli in gara.
In attesa di conoscere le sorti di questo bellissimo festival, noi abbiamo deciso che il premio al Miglior corto, da quest’anno, porti il suo nome.

PROGRAMMA

Martedì 15 giugno 2021

‘A NENNELLA
testo e regia Fabio Di Gesto
con Luca Lombardi
costumi Rosario Martone
Un Sarto ripercorre, racconta e rivive aneddoti della sua vita attraverso gli abiti che cuce. Raccontare una Napoli dei fini anni settanta, attraverso una delle più celebri figure della nostra cultura: “il femminello” . toccare temi come: il vico, l’eroina, il pettegolezzo, HIV.

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NIENT’ALTRO CHE LA VERITÀ
testo e regia Noemi Giulia Fabiano
con Simona Grattagliano | Rosaria Visone
disegno luci Serenella Coscione
Lia e Chiara sono sorelle. Lia, agnostica, vive a Napoli. Chiara, anzi Suor Chiara, vive a Trento. Di fronte agli eventi della vita ognuna ha la sua lettura. Così un giorno, in albergo, dopo essersi concesse una gita, suor Chiara confessa a Lia un ingombrante segreto dai risvolti equivoci che la condannerebbe per sempre. Lia è messa davanti ad una scelta: crederci o meno.
Note di regia: Trovo stimolante accendere degli interrogativi metafisici e avvalersi di una prosa tutt’altro che aulica. E’ meno forbito, meno pretenzioso, ma offre tantissimi spunti di creazione. Quando Nietzsche scrisse “Su verità e menzogna, al di là del senso morale ” si interrogava sul perché le persone avessero tanto bisogno di ricercare la verità, dal momento che la verità stessa sia a sua volta frutto di rielaborazioni personali e interumane degli individui. Difatti tutti coabitiamo quotidianamente con la menzogna, non ne facciamo mistero, e finiamo con l’accettarla tacitamente, e questo sembrerebbe un ossimoro che si scontra con il bisogno di verità.

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RATARATÀ – diario dalla quarantena
testo Mimma Rapicano
regia Sal Cammisa
con Antonella Esposito e la partecipazione di Enzo Tammurrièllo Esposito
collaborazione artistica Valentina Varrella
È il diario nato durante la clausura imposta dalla pandemia virale. Dall’incredulità del primo giorno alle emozioni provate assistendo alla messa del Papa in una Piazza San Pietro vuota e senza fedeli; la vita dei vicini vista dal balcone e il gesto semplice di stendere il bucato trasformato in una corale tarantella; il gioco di bambini – Un, due, tre… stella! – per esorcizzare la paura; immaginare un dopo migliore del prima rinominando la parola quarantena con un suono onomatopeico: rataratà.
Note di regia: Che cosa resta del periodo di isolamento vissuto nei mesi passati? Cosa fa emergere da quella confusione la lucidità dei nostri occhi attuali? Riusciamo a fare in conti con quanto il contatto intimo con noi stessi ha fatto emergere? Rataratà – Diario della quarantena indaga scenicamente le emozioni e le sensazioni vissute nel periodo di isolamento dei mesi passati. Il diario scritto da Mimma Rapicano, giorno dopo giorno da marzo a maggio 2020, si incarna nel corpo e nella voce, nella sensibilità e nell’emotività dell’attrice in scena. Come un viaggio che si dipana nelle stanze di una casa, evocate simbolicamente piuttosto che rappresentate, l’attrice abita attraverso le pagine del diario le diverse stanze di una casa che da iniziale luogo di protezione, rifugio, scudo dal male esterno si trasforma in prigione, si rimpicciolisce, schiaccia il personaggio che la abita fino a far emergere il suo male interiore. I diversi “quadri” – ovvero, le diverse pagine del diario – si tingono di colori ed emozioni diverse, spesso contradditorie, ambigue, incoerenti, trattate quasi sempre con un velo di distaccata ironia. Video, musica, registrazioni, distorsioni da microfono abbracciano l’azione e la voce della protagonista, che si trova dunque a fare i conti con una realtà multimediale che ha rappresentato per settimane l’unico appiglio di socialità e contatto con l’esterno.

Mercoledì 16 giugno 2021

FORE E DINTO, DINTO È FORE
testo Luigi Parlato
regia Rossella Castellano
con Rossella Castellano | Luigi Parlato
scene Mariano Castellano | Luigi Parlato – disegni Pasquale Santovito   aiutoregia Fabiana Maresca
Nel piccolo borgo di Malvignano, la famiglia Panerano porta il fascismo, con il suo carico di promesse di modernismo e uso della forza, per accentrare nelle proprie mani il potere sul paese, commettendo ingiustizie e soprusi ai danni dei più poveri, i deboli, gli ultimi. A raccontare le vicende sarà proprio un ultimo, Lui è ‘O Milord, lo scemo del paese, senza casa, senza più famiglia ci offre parole incomprensibili, fatte di suoni, detti e canzoncine, impossibile capirlo senza poter leggergli dentro. E sarà proprio il dialogo tra il fuori e il dentro, tra il vivido ricordo e l’impastata parola. che ci darà un nuovo punto di vista, perché se è noto che la storia viene scritta da chi vince, è ascoltare chi ha perso che ci dà la chiave per la verità.
Note di Regia: Fore e Dinto, Dinto è Fore, pur essendo ambientato durante il periodo fascista ha una tematica più che mai attuale, visto il preoccupante ritorno di ideologie xenofobe e suprematiste che hanno causato l’intensficarsi di episodi di matrice violenta e discriminatoria, come quotidianamente riportato dalla cronaca nazionale ed estera. Segno tangibile e doloroso del continuo ripetersi della storia. Nel testo si percepisce come l’atteggiamento aggressivo del singolo non viene visto dalla folla come negativo ma come segno di forza e di potere. Quindi nasce da parte nostra l’esigenza di voler presentare un lavoro che metta in luce il punto di vista del diverso, il debole che non vede l’uso della violenza come fine che giustifica i mezzi, ma per quello che è: violenza causa di dolore e sofferenza. Davanti ad un testo intenso e robusto, abbiamo scelto una messa in scena essenziale, che possa catalizzare l’attenzione dello spettatore sulle parole.

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LE ROSE D’ACCIAIO
testo interpretazione e regia Roberta Natalini
Le rose d’acciaio è uno spettacolo-documentario che mira a ripercorrere, attraverso la proiezione di filmati, foto e altro materiale visivo, le tappe fondamentali del più grande colosso siderurgico d’Europa, dalla sua nascita fino ai giorni nostri, focalizzando l’attenzione sulle donne e sulle loro problematiche, dando loro voce tramite dei monologhi messi in scena dall’attrice Roberta Natalini, per una visione ILVA tutta al femminile.
Il testo, scritto attraverso la raccolta di testimonianze dirette e indirette, mostra la complessità di un mondo al maschile in cui, però, l’elemento donna è essenziale, fondamentale per cercare di abbracciare il maggior numero di sensibilità possibili, senza inquinare le raccolte con giudizi personali.
Il corto teatrale che verrà portato in scena al festival dei “Corti della Formica”, è il racconto di una donna di Taranto, figlia di un operaio Ilva che quell’Ilva l’ha anche costruita, mette in risalto l’importanza che l’industria ha ricoperto nei confronti del territorio tarantino, in quanto ha portato ricchezza e benessere economico, ed il risvolto della medaglia perché Ilva è stata e continua ad essere anche sinonimo di ricatto occupazionale, tumori , morti bianche ed incidenti sul lavoro.
Taranto, un tempo capitale della Magna Grecia, merita di risplendere e di tornare a vivere delle proprie bellezze paesaggistiche, del suo incantevole centro storico, del suo splendido mare e delle risorse della sua terra.

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POTRESTI CADERE NELL’ARIA
testo Antonio Mocciola
regia Giuseppe Fiscariello
con Livia Bertè
Una ragazza e i suoi ricordi a passo di danza, nel difficile equilibrio tra una memoria cristallizzata nel tempo in un Eden irreale, ed un presente costato sacrifici e rinunce. Il rischio di cadere, e la relativa ebbrezza, hanno fortificato il carattere, ma non sanato tutte le ferite. E allora meglio tornare all’;anima bambina di un tempo. Il ricordo, si sa, è sempre un po’ più rosa.
Note Di Regia: Il corto assegna alle immagini nei silenzi tutto quello che scaturisce dal mondo di apparenza che nel testo viene perfettamente “non descritto”. Tutto ciò che non può essere detto e che effettivamente nel monologo non viene espresso se non nel finale trapela da ciò che il pubblico vede. Le immagini in contrasto totale con ciò che accade. Il non detto si esprime attraverso gli occhi e non le parole perchè ciò che esplode solo ad un occhio disattento si può coprire.

Giovedì 17 giugno 2021

18°
testo e regia Milena Pugliese
con Marco Fandelli
consulenza alle scene Peppe Ronga
Lo spettacolo, sotto forma di monologo a “tre voci”, racconta l’omicidio avvenuto nel 1991 a None in provincia di Torino ai danni di un padre-padrone perpetrato dalla moglie, dalla figlia e da un’amica di quest’ultima.
Note Di Regia: Colpita dall’insolito epilogo di una situazione che poteva finire nella maniera più classica, e cioè con l’ennesimo femminicidio, coadiuvata dal libro “Il caso Bauso/Fichera” di Vittorino Andreoli, sono andata alla ricerca delle motivazioni profonde che hanno determinato nelle “attrici” del delitto una scelta così “definitiva e radicale”, per inseguire un sogno di libertà poi infrantosi nella inevitabile realtà di una punizione carceraria.

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LA VIOLENZA È FEMMINA
testo Esmeraldo Napodano adattamento Domenico Orsini
regia Domenico Orsini & Esmeraldo Napodano
con Esmeraldo Napodano
In scena due  personaggi policromi, facce della stessa triste medaglia.
Due identità, due vite, due storie, che si sfiorano e si intrecciano in un’unica narrazione,
per dar peso, con respiri di leggerezza, ad una vicenda che sempre più spesso irrompe nel nostro quotidiano. Così il racconto disvela pian piano il suo orrifico protagonista, che “…è sempre femmina: si chiama violenza!”

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PAUPAULÒ
testo e regia Pasquale Palma
con Pasquale Palma | Vincenzo Salzano
Siamo in una dimensione spazio temporale molto asettica. Forse passato, forse futuro, forse un presente immaginato. In una landa desolata ci sono UNO e DUE. Personaggi che potrebbero essere chiunque. Sono lì intenti a costruire qualcosa per loro molto importante: il PAUPAULÓ. Cos’è il PAUPAULÓ? Che rapporto hanno i due personaggi?
Tutto questo verrà mostrato o celato ancora di più fino a non capirci tutto o a capirci nulla.

Venerdì 18 giugno 2021

EDISON VS TESLA
testo Pier Paolo Palma
regia Georgia De’ Conno
con Eugenio Delli Veneri | Pier Paolo Palma
musiche Massimo Verchione
Edison vs Tesla è un duello, uno scontro in scena tra due figure storiche che 140 anni fa decisero di inventare il futuro di oggi. Che prezzo può avere la visionarietà? Cosa siamo capaci di fare per difendere le nostre idee? Un viaggio in una storia che non risparmia vittime e destini. Atomi, dati, informazioni. Come sarebbe cambiato il mondo di oggi, se il passato avesse preso un’altra piega?

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I KEN LOVE
testo Tiziana Beato
regia Stefano Ariota
con Leonardo Di Costanzo
Ogni uomo nasce libero e felice. Poi si innamora… E quando l’amore non è corrisposto allora il “bambolotto” può anche perdere la testa fino a ordire trame di passione e di vendetta.

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MAMME – le visioni
testo e regia Luca Trezza
con Luca Trezza | Francesca Muoio
Ispirato ai personaggi di “Mamme” di Annibale Ruccello, il progetto “Mamme, le visioni” vuole esserne pura evocazione. Attraverso infatti un’operazione di analisi e di tradimento del testo ne è nata una ri-scrittura totalmente originale volta all’ esaltazione dei contorni, delle atmosfere e degli stati d’animo presenti nell’opera Ruccelliana de le Mamme ma che si allontana sempre di più dall’autore per essere una creazione a sé stante.

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