Arianna Porcelli Safonov: quando la satira si veste di intelligenza [INTERVISTA]
Andrà in scena stasera, al Teatro Nuovo di Napoli, il reading show dell’artista romana, protagonista di una selezione di racconti inediti cuciti insieme per un unico scopo: “accendere piccoli focolai di sommossa intellettuale”.
di Ileana Bonadies
Sarcastica e intelligente, pungente ed elegante, irriverente e dal linguaggio forbito, Arianna Porcelli Safonov si distingue, e di molto, nel panorama dei comici italiani. E il motivo sta forse nel fatto che è la definizione stessa di “comico” che le va stretta, essendo anche una scrittrice e una performer, con una laurea in Lettere e Filosofia e un passato da project manager, che ha “solo” scelto la chiave dell’ironia per raccontare il mondo, sottolinearne le contraddizioni e anche le brutture, ingannando chi ascolta con l’arma del sorriso. Che prima stordisce e rende lieve anche la più seria delle questioni, e poi costringe alla riflessione.
A pensare, così spronando il pubblico ad allenare quei due valori fondamentali della libertà e dell’analisi critica in preoccupante via di estinzione.
Il web fin da subito – a partire dal blog Madame Pipì – le stato complice per fungere da cassa di risonanza dei suoi scritti e monologhi consentendole di raggiungere un pubblico ancora più ampio, ma è certamente il teatro il luogo di elezione.
Il luogo idoneo per accogliere i suoi testi satirici, tra reading e improvvisazione, per cui ogni replica non è mai uguale a quella precedente e i racconti si susseguono tra invettive e battute, metaforici schiaffi e carezze dal sapore amaro.
Ed è proprio alla vigilia del suo debutto a Napoli con “Il Riding Tristocomico”, ospite del Teatro Nuovo questa stasera alle ore 21, che l’abbiamo raggiunta per scoprire di più del suo mestiere e capire meglio quanto bene (o male) stia la comicità oggi.
Partiamo a bruciapelo dal caso eclatante delle ultime settimane che ha visto coinvolti l’attore Will Smith e il comico Chris Rock e che ha riportato al centro del dibattito la questione “comicità”: in che modo e fin dove può spingersi l’irriverenza di una battuta? Esiste un codice deontologico tacito a cui attenersi o quantomeno ispirarsi?
Non esisteva un codice deontologico, fino a poco tempo fa! Ultimamente però ne stanno perfezionando uno piuttosto severo.
Qualsiasi cosa dici potresti offendere una minoranza, potresti ferire qualcuno col problema che hai citato o addirittura essere messo al bando per riflettere su un caso di attualità: in questo momento, Google ha interrotto la monetizzazione dei video riguardanti il conflitto ucraino; nel mondo, attualmente, ci sono più di 35 conflitti attivi ma di questo bisogna aver maggior rispetto.
La satira e in generale la comicità hanno, come principale fine, il superamento dei limiti imposti dai codici comportamentali perché proprio grazie a quel superamento s’impone la provocazione che deve far scaturire una riflessione sul pubblico.
Ci si potrebbe chiedere: qual è la riflessione scaturita dall’episodio di Smith e Rock? Che, purtroppo, persino i comici si offendono (ed è un bruttissimo segno), che persino chi ha molta fama s’inventa escamotage abbastanza ridicoli per far parlare di sé.
Nel suo monologo, con lo stile pungente e pacato che la contraddistingue, prende di mira il male contemporaneo: in cosa maggiormente lo individua e quanto è necessario per lei metabolizzarlo prima di trasformarlo in oggetto delle sue invettive dissacranti?
Per me, il male contemporaneo risiede nel benessere e nella ricerca instancabile delle persone di esibirlo. Niente di ciò che scrivo viene metabolizzato, altrimenti non sarebbe pungente.
Usare il linguaggio comico per analizzare la realtà quanto può aiutare chi parla a denunciare ciò che non funziona e chi ascolta a porsi domande e allenare un pensiero critico?
Certo ma è un lavoro di gruppo: da un lato il comico affina l’analisi critica filtrandola con l’espediente della risata, dall’altro lato il pubblico deve tenere allenato il senso critico e la propria capacità di analisi pluralista e scettica; come vedete ultimamente, non c’è speranza.
Dal suo punto di vista privilegiato di scrittrice e performer ha registrato una evoluzione (o involuzione), in questi anni, della comicità e del suo impatto?
Senza dubbio una involuzione e proprio per questo non credo che il mio sia un ruolo privilegiato ma anzi, emarginato. Un tempo, i nemici dei comici li invitavano in TV per lasciarli esibire in assoluta libertà, oggi la comicità che arriva alle masse è una comicità utilizzata per affievolire il livello di attenzione del pubblico, non farlo pensare perché pensare stanca e siamo già parecchio provati. Nel frattempo però, sparisce l’impatto rigenerante del ruolo degli intellettuali e viene proposto un unico pensiero comodo per tutti.
La popolarità social si è, a pieno diritto, imposta tra le caratteristiche che accrescono il valore di una artista: nel suo caso, è stata cercata e costruita a tavolino oppure è sopraggiunta casualmente diventando una valida alleata?
Ho usato i social in tempi non sospetti perché mi serviva una distribuzione libera dai filtri di chi gestisce i media generalisti, di chi decide cosa debba piacere o non piacere al pubblico. Ed è divertente accorgersi che quanto più piaccia in rete, meno piaccia alla tv.
Da professionista che lavora accuratamente con le parole, quale quella (o quelle) a cui è più affezionata e che andrebbe preservata in assoluto?
Più che singole parole andrebbe preservata la lingua italiana, in un momento storico in cui scriviamo troppo e scriviamo male, dimentichiamo la grammatica, abusiamo di inglesismi e di cadenza dialettale. La lingua italiana è un bene di lusso accessibile a tutti: è gratuito ma molto faticoso, come quando inizi a fare jogging e devi rompere il fiato prima che arrivino le endocrine.
Teatro Nuovo Napoli
Inizio spettacolo ore 21.00, biglietti euro 20 (platea) ed euro 18 (galleria)
info 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it